Tra le cose più complicate quando si gestisce una squadra è il riuscire a creare il gruppo: basta un elemento squilibrato a mandare per aria il lavoro e i frutti che si sperava di cogliere.
Sono diverse le motivazioni che ci portano a fare sport e, in particolare, nel judo, differenti possono essere le strade che si vogliono intraprendere. C’è chi ama lo spirito agonistico, chi ha piacere di studiare kata e randori nel dojo, chi viene a trascorrere un’oretta con gli amici, chi vuole fare un po’ di movimento… l’importante è che, nel raggiungere i propri obiettivi personali, si tengano in conto anche le esigenze altrui.
Spesso capita di dover gestire situazioni di corsi misti, nei quali agonisti e amatori, anche giovanissimi, si confrontano. Saper dosare le attenzioni che si riservano agli uni e agli altri è importante, sia per evitare disparità di trattamento, che porterebbero inevitabilmente a gelosie e invidie, sia per tentare di creare una preparazione uniforme, che possa innalzare il livello per tutti.
Riuscire a creare una squadra significa anche fare in modo che persone che si trovano vicendevolmente antipatiche riescano a confrontarsi in materassina a livello fisico, senza la necessità di parlare, ma semplicemente confrontandosi e applicando al meglio ciò che sanno.
Speriamo di aver raggiunto questo primo obiettivo arrivati quasi al termine di un anno intenso, che ha visto un gruppo disomogeneo compattarsi e creare legami che vanno oltre le diversità e l’inevitabile individualità di ciascuno.
E ci auguriamo che il prossimo anno il gruppo rimanga compatto, ravvivandosi di nuovi elementi che diano linfa vitale e nuovi stimoli, per crescere ancora, insieme.