Randori – no – kata

Giro di boa per le lezioni speciali del mese di luglio, rivolte ai nostri associati dai 12 anni in poi che avessero piacere di approfondire le basi tecniche del judo. AI praticanti è stato proposto un percorso fatto di posizioni, spostamenti, pratica delle cadute, prima di avventurarsi nel cuore pulsante del corso: il randori – no – kata.
Jigoro Kano intendeva il judo come la pratica costante di randori e di kata, in un’integrazione mirata a migliorare l’esecuzione delle tecniche e l’approccio alla pratica libera. Fabio Zuliani, titolare del corso, sotto la guida del Maestro Palmiro Gaio e con la valida collaborazione dell’Istruttore Alessandro Kramar e dell’uke Furio Zuliani, ha spiegato come il kata possa intendersi come la grammatica del judo, da integrare con una “scrittura personalizzata” nel randori.

“La volontà di creare un corso di otto lezioni a luglio è nata dai nostri stessi associati” ha spiegato Fabio. “In molti chiedevano di fare qualche lezione di kata, chi per approfondire conoscenze già parzialmente acquisite, chi per imparare ex novo un argomento che non sempre si ha il tempo e il modo di approfondire adeguatamente nel corso dell’anno”.

La struttura delle lezioni ha seguito uno schema più o meno similare ogni volta: una fase iniziale di riscaldamento, seguita da studio delle posizioni, degli spostamenti, delle cadute; poi un’alternanza di gruppi del nage – no – kata a randori condizionati a quanto appreso negli esercizi precedenti.

L’adesione a queste lezioni è stata maggiore di quel che ci si aspettava: una risposta che potrebbe portare a dedicare maggior spazio ad un aspetto importante della disciplina praticata, specialmente per quanto riguarda gli amatori.

“In realtà anche gli agonisti hanno dimostrato un grande interesse: ci sono dei pregiudizi di varia natura sul kata, spesso visto come un mezzo per acquisire gradi più alti. Uno degli obiettivi di questo corso era anche far capire che il kata è una componente fondamentale del judo e che richiede impegno, precisione del gesto, concentrazione, forma fisica. Tutti elementi indispensabili anche per un agonista che si rispetti. In termini di adesione, i numeri ci hanno dato ragione: ad ogni lezione sul tatami c’erano almeno cinque/sei coppie. Vedere ragazzini alle prime armi cimentarsi con qualcosa di nuovo è stato altrettanto gratificante che vedere tante cinture nere mettersi in gioco e anche mettersi a disposizione dei meno esperti”.66036878_10217821520182997_6544281156844519424_o

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