Judo da casa: nuove frontiere per lo sport on line

In questo momento così difficile e particolare ci siamo adattati un po’ tutti a vivere la nostra disciplina in maniera completamente nuova, con modalità che mai avremmo pensato di dover prendere in considerazione.
Al principio ero scettica sull’opportunità di fare questi incontri on line per qualcosa di più che fare quattro chiacchiere con i bambini e i ragazzi. Poi mi sono resa conto di quanto ne avessero bisogno e di quanto facessero bene anche a me.
La prima preoccupazione è stata, naturalmente, di prendere tutte le misure affinché al di là dello schermo nessuno rischiasse di farsi male. Perciò ho sempre specificato di rimanere al centro della stanza usata, lontani da mobili, cercando il controllo del proprio corpo quale primo obiettivo della lezione.

I problemi più grossi si sono rivelati inventarsi qualcosa di fattibile, tenendo conto delle limitazioni palesi cui si andava incontro;: non saltare per non disturbare i vicini; non correre, per lo stesso motivo di cui sopra; non avere un uke a disposizione. Come molti altri prima di me, ho spiegato ai bambini come costruirsi un uke con un cuscino o un peluche e la giacca del judogi, in modo anche da poter tirare fuori dall’armadio la cintura e stimolare la loro fantasia, senza pretendere la perfezione, certo, ma uscendo dagli schemi di una situazione che mette paletti in ogni dove.

E’ stata una sfida alla creatività e alla fantasia anche per me, un inventarsi qualche gioco o qualche esercizio, un modo diverso di lavorare con un uke che non dà, chiaramente, le stesse sensazioni di una persona in carne e ossa, ma che, perlomeno, consente di ripassare le tecniche di immobilizzazione a terra.

Ho scoperto che per i ragazzi la cosa più importante, alla fine, è il vedersi, il riconoscersi come gruppo e condividere un sentire comune, le paure, la voglia di stare di nuovo insieme, la noia e le giornate che sembrano tutte uguali.

Ora quegli appuntamenti sono diventati importanti, anche se non sempre ci sono tutti, anche se incastrare gli orari è sempre più difficile. Però sapere che, malgrado tutto, judo ancora c’è, garantisce una certezza. E ricevere i saluti del Maestro Gaio, quelli del Presidente della Società, quelli dei compagni di corso che magari non riescono a partecipare, ma che non sono spariti nel nulla, dà una nuova speranza verso una routine in attesa di capire che cosa ci riserverà il futuro.

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